Post n° 18 - Karma... e tranquillità

 



Dopo un’assenza di oltre un mese causata da vari motivi, torno a scrivere un nuovo post sulle pagine di questo blog. Come annunciato nel post precedente, oggi parleremo del karma. 

Come molti sanno, il termine karma deriva dal sanscrito e tradotto in una qualsiasi lingua occidentale assume il significato di azione. La legge del karma regola l’intera vita di un essere vivente dal momento della sua incarnazione e funziona in modo complesso ma non difficile da comprendere. In base al compimento delle nostre azioni siamo in grado di crearci inconsapevolmente karma “positivo” o karma “negativo”. Ho voluto scrivere tra virgolette i due aggettivi perché in realtà, da un punto di vista più elevato del nostro, il karma non ha accezioni positive o negative ma svolge semplicemente il compito di aiutarci a comprendere il risultato delle nostre azioni. Infatti è solo uno dei tanti strumenti che il Tutto utilizza per sperimentare se stesso nella materia e imparare attraverso le esperienze, in modo da poter continuare la sua evoluzione. Quindi il karma non premia e non punisce, ma si limita a creare la risposta più giusta alle nostre azioni per permetterci di capire quando facciamo del bene o del male agli altri e a noi stessi. Andando più nello specifico, se una nostra azione crea un danno (economico, pratico, morale, psichico o fisico) oppure una situazione favorevole a una persona o a un essere vivente di altra forma, la legge del karma ci porterà a vivere sulla nostra pelle un’esperienza (uguale, simile o diversa) altrettanto spiacevole o felice, in modo da insegnarci la lezione permettendoci di divenire consapevoli del male o del bene fatto. Vivendo una certa esperienza sia da un lato (agendo attivamente) e poi dall’altro (ricevendo passivamente) possiamo essere in grado di capire l’esperienza da entrambi i punti di vista e raggiungere una comprensione totale del bene e del male. Ma quanto tempo intercorre tra la nostra azione e la risposta del karma? In realtà non c’è una vera e propria tempistica, diciamo più che altro che ci sono situazioni in cui il karma ci restituisce quanto seminato in tempi molto brevi (minuti, ore o giorni), oppure in tempi più lunghi (mesi o anni). C’è anche da aggiungere che, in base all’incarnazione precedente, al momento di una nuova incarnazione la coscienza stabilisce in quale corpo tornare, il tipo di famiglia in cui cresceremo, in quale nazione e città e in quale periodo storico e condizione sociale. Questo, come detto in post più vecchi, è quello che viene definito programma karmico, il quale ci indica la “missione” da svolgere nell’incarnazione attuale, cosa che dovremo intuire col tempo per riuscire a svolgerla nel tentativo di portare a conclusione il progetto evolvendo un po’ di più fino al raggiungimento del famoso stato di illuminazione. Detto ciò, cos’è che genera karma positivo o negativo? No, non è solo il compimento di un’azione. La verità è che dietro ad ogni azione, positiva o negativa che sia, c’è sempre un’intenzione ben precisa ma spesso inconscia. E quindi è l’intenzione a stabilire la positività o la negatività di una nostra azione e a crearci una risposta karmica positiva o negativa. Proverò a spiegarmi meglio con un esempio: se un poliziotto, trovandosi coinvolto in una situazione pericolosa in luogo pubblico, fosse costretto a sparare e uccidere un uomo armato e pericoloso, per evitare che questo possa ferire o uccidere qualche passante, automaticamente si creerebbe karma negativo? La risposta è no. Dipende dall’intenzione celata dentro di lui, nella sua mente e nel suo inconscio. Se il poliziotto, non avendo nessun motivo personale per uccidere, facesse di tutto per far arrendere l’altro ma alla fine dovesse sparare per forza, pur uccidendo non andrebbe incontro a karma negativo perché mosso dall’intenzione di proteggere gli altri in strada e magari anche perché profondamente addolorato per essere stato costretto a sparare. Invece, nel caso in cui il poliziotto fosse una persona molto arrabbiata e intollerante verso chi delinque, seppur costretto a sparare poi non provasse nessun rimorso ma, al contrario, fosse soddisfatto di aver ucciso un criminale, con buone probabilità prima o poi si troverebbe a dover affrontare una situazione molto difficile e dolorosa, magari proprio legata alla morte di qualcuno che ama. E questo per rendersi conto dell’eccessiva rabbia provata inconsciamente e la totale assenza di rimorso ed empatia. Anche nel caso in cui qualcuno faccia del bene agli altri con l’intenzione di farlo per amore ed empatia, o solamente per sentirsi buono e per ricevere apprezzamenti e riconoscenza, ecco che riceverebbe karma positivo oppure negativo, in base all’intenzione. 
In sostanza è l’intenzione a generare karma, la vera intenzione nascosta in profondità dentro di noi. Quindi ora mi rivolgo a tutte quelle persone che spesso dicono o scrivono sui social frasi tipo «il karma lo/a punirà» oppure «ci penserà il karma»: quando vi viene voglia di pronunciare affermazioni simili fermatevi e chiedetevi se in realtà quello non sia un “augurio” (vedi maledizione) che state indirizzando per vendetta nei confronti di qualcuno che odiate perché probabilmente vi ha fatto soffrire, o che ha fatto soffrire altre persone e che odiate per il suo atteggiamento. Ebbene, augurargli che il karma lo/a colpisca non farà altro che creare per voi stessi karma negativo. Perciò fatevi passare la voglia di vendetta mascherata da giustizia (umana o karmica che sia) e state tranquilli. Beh, io vi ho avvisato (e sia chiaro che la mia intenzione era buona 😅), poi fate voi... alla prossima 👋

P.S. per chi si stesse chiedendo cosa rappresenta l'immagine in apertura del post... si chiama nodo infinito buddista, conosciuto anche come nodo dell'eternità, e rappresenta la connessione e l'interdipendenza di tutti i fenomeni e gli esseri viventi, e il ciclo infinito di esistenza che non ha principio né fine.


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