Post n° 16 - Tecniche di meditazione, canalizzazioni energetiche, risveglio, illuminazione e super sayan god


 

Ormai da anni sento parlare tantissime persone di spiritualità. «Io sono buono/a, sono una persona spirituale», «Io amo tutti indistintamente», «Bisogna amare incondizionatamente», «Solo chi ama se stesso può amare gli altri», «Porgi l’altra guancia», «Praticate il non giudizio», «Giudicare è sbagliato, io non giudico nessuno», e decine di altre affermazioni del genere. Ma quante di queste persone, compresi i cosiddetti “divulgatori spirituali” che da un decennio abbondante hanno riempito il web con le loro pagine social, i canali YouTube e decine di blog e siti, hanno compreso il reale significato di queste affermazioni e gli eventuali limiti che, se superati, conducono a un irrigidimento del proprio ego e all’ottenere esattamente il contrario di quanto vanno affermando? 
Prima che qualcuno pensi che ho in antipatia i divulgatori spirituali dico subito che ne seguo alcuni da anni e che li reputo, ognuno con il suo punto di vista, le sue conoscenze, le sue intuizioni e il proprio stile comunicativo, decisamente interessanti e utili alla collettività, o meglio, a quella parte di collettività fatta di persone che provano a lavorare veramente su se stesse nel tentativo di eliminare le proprie paure, le convinzioni rigide e i comportamenti inconsci, per migliorare se stessi imparando a stare nel mondo con maggior equilibrio e serenità. Ma tra i tanti divulgatori spirituali, personalmente penso che solo pochi siano realmente in grado di vivere applicando nella loro vita quotidiana almeno una parte delle cose di cui parlano. La maggior parte di questi uomini e donne, benché abbiano intuito e compreso molte cose, spesso mostrano di cadere in contraddizione, magari pensando di cambiare o almeno migliorare il mondo intorno a loro, dimostrando purtroppo di non essere ancora in grado di accettare il fatto che il mondo va bene così (anche se non ci piace), con le sue imperfezioni, e che non si può cambiare ciò che è all’esterno ma solo ciò che è dentro di noi. Alcuni di quelli più famosi sui social (pochi, per fortuna), li ho visti personalmente criticare in modo duro e arrogante alcuni utenti che commentavano sotto a qualcuno dei loro post mostrando semplicemente un altro punto di vista o una sfumatura di pensiero leggermente diversa tra varie similitudini. Ne ho visti un paio in particolare sminuire e denigrare gli altri. Ora, non mi aspetto che i divulgatori siano santi e perfetti, ma che almeno siano capaci di essere presenti a se stessi quanto basta per saper gestire il proprio ego e non scadere nella rabbia e nell’arroganza cieca. Uno di questi due arrivò perfino a definire ignavi tutti quelli che in un dato periodo non erano andati a votare per le elezioni politiche, e quando gli chiesi «Dove sono la capacità di accettare gli altri, l’amore e il rispetto di cui parli nelle tue conferenze e nei tuoi libri da anni?» il risultato fu che cancellò il mio commento e quelli di altre persone che provarono a fargli notare il suo improvviso atteggiamento rabbioso e rigido. E proprio cose come questa mi hanno portato a confermare il mio punto di vista, ossia che nessuno è perfetto (nemmeno io) e che anche quelli apparentemente più esperti e forbiti nell’esporre le loro idee sulla spiritualità in realtà spesso hanno problemi irrisolti a livello inconscio che gli impediscono di trascendere certe loro convinzioni e certe prese di posizione eccessive. 
Una cosa che voglio chiarire è che, a differenza di quello che dicono in molti, non sono contrario al fatto di giudicare e non credo sia sbagliato. Ma questo, ovviamente, quando emettere un giudizio non è altro che l’esternazione del proprio punto di vista su qualcosa o su qualcuno. Se invece ci si lascia dominare da un ego arrabbiato e si finisce per trasformare il proprio punto di vista in un’arma con cui colpire gli altri, facendoli sentire in difetto al solo fine di riuscire a sentirsi più forti, fingendo così di superare le nostre insicurezze e le paure che non ci permettono di vivere in equilibrio nonostante quello che accade nel mondo e che spesso non va come vorremmo noi, allora il semplice giudizio si trasforma in una condanna, un’etichetta che marchia a fuoco le persone che stiamo additando dall’alto del nostro piedistallo di cartapesta, ed è una cosa chiaramente sbagliata e controproducente. Ma forse sto divagando. 
In sostanza, continuerò a seguire i vari divulgatori spirituali per permettere a me stesso di avere attraverso di loro spunti di riflessione su di me, ma non li considererò mai miei maestri. Quindi, se qualcuno di voi segue divulgatori spirituali e guru, lo faccia tranquillamente, ma senza prendere tutto ciò che dicono per oro colato e filtrando le informazioni e gli “insegnamenti” che vi danno tramite il vostro intuito, l’unica voce da dover seguire sempre, ovunque vi porti. Perciò, se qualcuno su internet o in un qualche centro di meditazione che magari frequentate dal vivo, vi dovesse dire in modo insistente che solo quella tecnica energetica, o solo quel tipo di meditazione, o la pratica del tantra, o una qualche canalizzazione energetica è lo strumento per arrivare al risveglio, al raggiungimento dell’illuminazione interiore o addirittura al livello del Super Sayan God, non credetegli. In primis perché non sono loro a potervi portare alla famosa illuminazione, e poi perché l’illuminazione non è il raggiungimento di un livello di superiorità spirituale che ci rende migliori, intoccabili dagli altri, non giudicabili e felici oltre ogni possibilità umana. Questa è solo l’idealizzazione della vera crescita spirituale e dell’eventuale (e non certo per tutti) raggiungimento dell’illuminazione. Il concetto di illuminazione è nella capacità di riuscire col tempo a liberarsi delle sovrastrutture mentali più rigide, riuscendo a “stare nel mondo senza essere del mondo”, cioè a imparare a vivere senza paura, affidandosi alla propria naturale semplicità, avendo fede nel proprio sentire, vivendo fino in fondo, attimo dopo attimo, abbandonando il bisogno di controllare tutto, perfino se stessi, accettando il bello e il brutto della nostra realtà materiale come scuola in cui formarci. Ma soprattutto l’accettare noi stessi nella nostra completezza fatta di luci e ombre, di vizi e virtù, imparando a convivere con le nostre debolezze umane senza nasconderle a noi stessi e agli altri. Tutto ciò per arrivare a una scelta, ovvero se vivere nella paura oppure nella fede, con coraggio. Ci avete fatto caso che tutti gli esseri umani che appaiono cattivi, aggressivi, violenti, maleducati e che tendono a sottomettere gli altri, vivono nella paura? Chi ha paura del mondo, degli altri, e non si fida, alla fine si incattivisce e perde la capacità di empatizzare e vivere in armonia col prossimo. Per trovare il giusto equilibrio interiore, ciò che dobbiamo fare è arrivare a scegliere se vivere nella paura o nella fede in noi stessi, nelle proprie intuizioni e nelle proprie capacità. La scelta giusta ci permetterà di trovare il nostro equilibrio e di ottenere dall’universo tutto ciò che ci serve (che non sempre è ciò che vogliamo) per la nostra evoluzione e, forse, anche ciò di cui abbiamo bisogno per vivere al meglio la nostra vita umana dal punto di vista materiale (lavoro, soldi, rapporti di coppia o con amici, o altro). Il raggiungimento della ricchezza e dell’abbondanza materiale (quella che serve per non avere eccessivi problemi nella vita, ma anche quella vasta, riservata a un limitato numero di esseri umani) dipende dal livello di serenità, ricchezza, fede in se stessi e abbondanza che si riesce a raggiungere interiormente (la famosa legge di attrazione... ma ne parlerò meglio nel prossimo post). 
La vera spiritualità non è diventare (illusoriamente) perfetti e impeccabili attraverso il controllo, ma è la capacità di mostrarsi veri esseri umani, con la propria vulnerabilità, vivendo in modo autentico con compassione ed empatia, accettando ogni aspetto di noi stessi, sia le parti in luce che quelle negative in ombra, senza fingere di essere ciò che non si è, senza avere paura del giudizio degli altri, senza mostrarsi migliori per piacere a tutti... e, possibilmente, imparando a non fare agli altri ciò che abbiamo subito e ci ha fatto soffrire.


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