Post n° 7 - Dharma, Karma e libero arbitrio
Salve a tutti, terrestri e non. Riallacciandomi al discorso fatto nel
post precedente, soprattutto alla domanda “se siamo tutti parte del divino, che attraverso noi e gli altri esseri
viventi presenti nella materia sperimenta se stesso, cos’è in realtà il
destino? E siamo realmente in possesso del libero arbitrio?” voglio
provare ad affrontare un altro argomento già menzionato tempo fa, nel terzo
post, quello sul programma
karmico. Ma andiamo con ordine...
Il termine programma karmico deriva dalla parola karma che
in sanscrito (una
delle più antiche lingue dell’India) significa atto, evento rituale, ed è traducibile nelle lingue occidentali come azione. La legge del karma si contrappone a quella del dharma,
altro termine sanscrito che ha il significato di fondamento della realtà, verità, obbligo morale, giusto, la cui definizione più sintetica potrebbe essere retta azione. Queste due “leggi” sono precetti su cui si
basa il moto dell’universo. A ogni azione corrisponde una reazione, seconda la
legge di causa ed effetto. Ogni azione, se praticata con un fine altruistico e
amorevole produce per ogni singolo individuo che la attua la formazione di
dharma. Al contrario, ogni azione scaturita da un ego rigido che porta
all'odio, alla rabbia e alla vendetta porta inevitabilmente a formare karma.
Secondo la visione errata di molti occidentali, il karma sarebbe una punizione
divina, o qualcosa che gli si avvicina, che li spinge spesso ad augurare ad
altri che il karma li possa punire (questo perché sono convinti di essere
persone amorevoli e migliori di quelli che vorrebbero vedere distrutti dal
karma). In realtà non è altro che uno strumento che il Tutto usa per permettere
a ogni essere vivente di sperimentare su di sé ciò che ha fatto nei confronti
di altri esseri viventi, al solo fine di comprendere la lezione da un lato e
dall’altro e poter raggiungere un maggior livello di consapevolezza che lo farà
evolvere. Dunque, che cos’è il programma karmico? Ogni coscienza che decide di
incarnarsi in un corpo materiale lo fa basando la scelta di quello specifico
corpo sulle modalità con cui ha vissuto una o più incarnazioni precedenti. Se
nelle vite passate la coscienza ha sviluppato un buon livello di
consapevolezza, imparando a vivere nell’amore e nel rispetto verso di sé e
verso il prossimo, nascerà sicuramente in condizioni favorevoli. Al contrario,
se a causa di una personalità dall’ego troppo rigido la coscienza non riesce a
progredire e alcune situazioni (che avrebbero dovuto portare la coscienza ad
apprendere importanti lezioni di vita su se stessa) sono rimaste in sospeso e
non comprese in una o più vite precedenti, la nuova incarnazione molto
probabilmente si baserà su difficoltà emotive o fisiche già alla nascita o
comunque in giovane età (nascere con handicap fisici o affetti da malattie
gravi, oppure in condizioni di forte disagio economico o sociale, o in famiglie
difficili, magari subendo violenze psicologiche o fisiche, e altre situazioni
problematiche del genere), questo per spingere la coscienza a una possibile
accelerazione nel processo di comprensione, accettazione e cambiamento della sua
parte mentale legata alla personalità umana. Ma se ciò che siamo in realtà,
cioè pura coscienza che si incarna (parlo di coscienza e non di anima e/o
spirito per un motivo preciso che affronterò in un altro post), stabilisce già
prima dell’incarnazione le condizioni in cui ognuno di noi vivrà e le persone
che incontrerà e con le quali condividerà determinate esperienze, allora è
possibile che esista il libero arbitrio? Oppure quest’ultimo è solo frutto di
una percezione falsata della nostra mente?
Teoricamente, essendo noi tutti parte della coscienza primordiale (Dio), ogni
volta che effettuiamo una scelta, inconsapevolmente stiamo attingendo a una
delle infinite possibilità già programmate, ma la nostra condizione umana
legata alla mente e alle percezioni del cervello ci da l’idea di aver pensato
da noi a quell’unica possibilità. Basandoci su questo potremmo affermare che il
libero arbitrio non esiste. Ma io credo che non sia così e che, in realtà, il
libero arbitrio sia la possibilità di effettuare scelte che non seguano le
linee guida del nostro programma karmico, permettendoci di sbagliare per fare
esperienza e imparare ad autocorreggerci.
In conclusione, secondo me il libero arbitrio esiste ed è semplicemente la
capacità di poter andare eventualmente contro il proprio intuito (la sensazione
scaturita dal divino in noi) seguendo più i desideri della mante logica
(l’Io/personalità) indirizzati dai bassi istinti, che si contrappone appunto al
seguire direttamente le intuizioni dettate dal nostro individuale programma
karmico. Ovviamente essendo tutti noi parte del Tutto, siamo creatori di questa
libertà apparentemente sconveniente ma che, in realtà, è predisposta proprio
dal meccanismo naturale delle incarnazioni e, come l’ego, è un mezzo
indispensabile per spingere noi stessi verso il risveglio, imparando a seguire
l’intuito con fede (in noi stessi) e umiltà.
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