Post n° 6 - L'Uno che si fa due... per tornare all'Uno



Ciao a tutti e bentornati su questo blog. Nei post precedenti abbiamo affrontato il discorso sul concetto del divino, sulla formazione dell’autocoscienza accennando l’argomento sul creazionismo e l’evoluzionismo
Fino a ora ho cercato di portare ai vostri occhi la possibilità che noi siamo pura coscienza, parte del Tutto (vedi anche Dio e altri appellativi) che sperimenta se stesso/a (la coscienza primordiale contiene in sé sia il maschile che il femminile, come tutte le caratteristiche che compongono la vita nell’universo e i loro contrari) nella materia. Ma qual è il motivo che presumibilmente potrebbe aver spinto un’entità unica, completa e in perfetta armonia a ideare la materia e le forme di vita tramite cui fare esperienze? In tutti i concetti filosofici quel qualcosa che chiamiamo Dio era uno, un’unica cosa onnisciente. Già Platone e Aristotele avevano stabilito l’esistenza di un primo principio considerato come una realtà intelligente che trascende la materia e l’universo. Ma era anche perfetto? Se Dio è il punto d’origine da cui si è generata la vita per come la conosciamo, e in principio era una cosa sola che non necessitava di bisogni, cosa ha spinto questa coscienza a generare l’universo? Molto probabilmente, come intuito e spiegato da altri filosofi e liberi pensatori, il motivo è legato al suo primo bisogno, quello di rispondere a un quesito posto a se stesso/a. Essendo una cosa sola che contiene in sé tutto, a un certo punto è stato/a incuriosito/a da cosa potesse significare essere due. Questo dubbio apparentemente banale l’avrebbe spinto/a a scindersi in due parti uguali e opposte, tramite cui sperimentare se stesso/a permettendo a entrambe di rispecchiarsi e osservarsi nell’altra parte di sé, per potersi comprendere più a fondo e raggiungere un livello evolutivo più alto. In sostanza proprio questo sarebbe il motivo che ha portato la coscienza divina ad architettare questo meccanismo, e risponde a una semplice parola: evoluzione. Per renderlo pratico ha generato ogni cosa fatta di materia con caratteristiche duplici e opposte (luce e oscurità, bene e male, maschile e femminile, ecc.) per creare stati di tensione e sintonia tra gli opposti, permettendogli di imparare a coesistere ri-trovando l’armonia che avevano in principio, quando erano una cosa sola. Ecco perché, ad esempio, la donna e l’uomo pur essendo costantemente attirati l’uno dall’altra (fatta eccezione per le persone omosessuali) spesso hanno difficoltà di comprensione e accettazione reciproche. Nell’uomo, a livello psichico ed energetico, è presente una parte di femminile interiore, mentre nella donna di maschile. Entrambi per riuscire a raggiungere quell’armonia che tutti vorrebbero devono riuscire a integrare il proprio maschile o femminile interiore così da assumere le caratteristiche psichiche e comportamentali del loro opposto. 
Detto ciò, si potrebbe sollevare un altro dubbio: se siamo tutti parte del divino, che attraverso noi e gli altri esseri viventi presenti nella materia sperimenta se stesso, cos’è in realtà il destino? E siamo realmente in possesso del libero arbitrio? Affronterò la questione nel prossimo post.

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